sabato 13 ottobre 2007

C'è una cosa che mi ha incuriosito sfogliando la homepage di Repubblica...un'inchiesta realizzata dal giornale sui "brooklinetes" cioè coloro che vivono al di là del ponte a Manhattan ma che non si sentono newyorkesi. Si parla tanto di globalizzazione ma sono tante le realtà locali non tutte conosciute che convivono con il globale ma non accettano di confondersi. Un ponte, che tradizionalmente dovrebbe collegare questa volta divide, separa, mette confini. Dalle interviste riportate ad artisti, commercianti, studenti viene fuori una realtà opposta a quella di Manhatthan caotica e "accellerata", un quartiere tranquillo dove la gente si distingue per l'accento più colorito e l'atteggiamento casual. Chi abita al di là del ponte è trasandato per tradizione e si rifiuta di parlare al mondo, ben diverso dallo stile ingessato e la valigetta 24ore del manager newyorkese. I brooklinite sono orgogliosi del loro status, a dimostrare che è solo al di là del ponte che si respira l'umanità di una metropoli diventata sempre più globalizzata. E' diventata rifugio di artisti in bolletta e sta diventando un'ambita realtà sociale e culturale in cui convivono varie etnie. Un luogo che viene visto come segno imprescindibile della loro identità. Vi vivono ormai molti italiani ma come viene fuori dall'inchiesta si tratta di una migrazione sempre più intellettuale. Del resto per la "fuga dei cervelli"direi che siamo esperti!.A Smith Street ad vive Vincenzo Amato,apprezzato scultore e attore dei film di di Emanuele Cirlese. Non so a voi ma credo che sia davvero interessante questo modo di vivere. I brooklinites, a un passo dalla città ma distanti mille miglia difendono le loro tradizioni, i loro valori e non credo che sia poco visto che di punti di riferimento oggi ne abbiamo ben pochi.!
Ps. Se vi interessa approfondirea andate su Repubblica.
Fatemi sapere cosa ne pensate a presto!
Ramo

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